lunedì 19 settembre 2011

IL TEMPO


Ho 40 anni. Ogni giorno mi scopro addosso piccoli detriti del tempo che passa. Mi tiro su i capelli, mi trucco, sono ancora “bellina”…forse anche più di quando ero una ragazzina, ma avanzo in bilico, a volte sfasciata, altre palpitante.
Ed è quell’incertezza a rendermi più umana!
Pochi giorni fa, in un giorno qualunque, soffermandomi davanti ad uno specchio ho visto i mille versi che le piccole rughe appena visibili avrebbero preso, come baffi, come riccioli capricciosi, rimaneggiando i miei lineamenti. Ed ho capito che l’epicentro dell’esplosione è un cruccio che parte da dentro e da dentro ci caria. Da lì partono le crepe, come un vetro che si frantuma e resta in piedi.
Non s’invecchia giorno dopo giorno, s’invecchia di colpo, di un nodo amaro.
Una scintilla guasta che ci folgora, ci insudicia, sparge amarezza sul nostro viso.

Ma quando guardo mia madre, una donna stanca che ha raggiunto i 70 anni, vedo che il tempo è libero di caderle addosso, di invecchiarla, perché l’epicentro da cui quella vecchiaia ha avuto inizio non è stato un rammarico, ma un dono…..e allora tutto è gentile!
E’ un volto di madre, di nonna, il suo, che gli anni hanno crepato nel verso buono della fecondità, dell’amore che passa, si annida in un testimone….e va avanti! 

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